L'Università su... History Channel, per il rettore Navarra sono "Affari di famiglia"
L'Università di Messina vista dal Tribunale |
Un “caso” che coinvolge l’Università, più precisamente il
Policlinico, e il Tribunale. Una “rete di protezione” da far invidia a
Camilleri, un “muro di gomma” contro il quale va a sbattere chi lotta per avere
giustizia. Il tutto con il solito condimento di (presunti?) favoritismi, arbitrî, addirittura illeciti, e l’altrettanto solita ombra del
nepotismo; e il tutto, ancora una volta, a Messina. Vi ricorda niente?
Pietro Navarra eletto rettore |
D’altra parte, non si può dire che l’Ateneo peloritano, dopo
essere stato trascinato nel fango dai suoi vertici all’epoca del rettorato del
seminarese Diego Cuzzocrea, abbia fatto troppo per affrancarsi da quella triste
stagione sublimata dall’incredibile omicidio Bottari. Subito uno scatto
d’orgoglio – o di opportunismo? – con l’elezione del giurista Gaetano
Silvestri, futuro presidente della Corte Costituzionale, e poi il ritorno allo status quo: l’accordo tra i cuzzocreiani
e Franco Tomasello, con l’ermellino consegnato al discusso preside di Medicina
(che durante il suo mandato compilerà il poco lusinghiero record di due
sospensioni dalla carica per le sue disavventure giudiziarie), e la definitiva
restaurazione anche onomastica con l’ascesa a Piazza Pugliatti di Pietro,
rampollo dei Navarra da Corleone.
Salvatore Navarra (poli.unime.it) |
Certo, Pietro Navarra non è nato a Corleone. Il padre Salvatore
– si dice – fuggì dopo l’assassinio del fratello Michele, anche lui medico, da
parte di Luciano Liggio al culmine di una faida per assicurarsi il dominio
mafioso sul mandamento. Venne a Messina dove, in breve tempo, diventò il dominus di Medicina: preside di facoltà, presidente del corso di laurea per due-tre ere geologiche, direttore sanitario
del Policlinico, insomma un “barone” nel senso più compiuto del termine. E’
certamente un caso, quindi, che i tre figli (Giuseppe, Pietro e Michele) siano
tutti docenti dell’Università di Messina, e altrettanto casuale sarà che Pietro
sia diventato rettore. Anche se la famiglia è importante, si sa. Tanto
importante che proprio sulla famiglia, sia naturale che acquisita, potrebbe
scivolare l’epopea da Gattopardo
dell’Università luogo letterario dove tutto sembrava essere cambiato ma solo
perché nulla cambiasse.
Marco Restuccia (palermo.repubblica.it) |
La vicenda dei sei dirigenti medici e biologi del Policlinico
che, dopo quasi un decennio di equiparazione ospedaliera (decisa sotto il
rettorato Tomasello e alla quale nessuno si è mai opposto fino al 2015), per
effetto di una delibera di revoca dell’allora dg del Policlinico Marco
Restuccia si ritrovano demansionati da quasi due anni, a stipendio praticamente
dimezzato, ha già avuto la ribalta delle cronache. La riassumo: a fine 2014
emerge l’obbligo, per l’Azienda, di ridurre il personale medico a causa di
diversi esuberi che causano un pesante passivo in particolare nelle Unità
operative che afferiscono al DAI di Chirurgia generale, guidato da Giuseppe
Navarra: dopo aver tentato invano la strada della mobilità volontaria verso il
Pronto soccorso, il germano rettorale convoca una riunione e il giorno dopo
parte la sollecita richiesta del dg Restuccia agli uffici Risorse umane e Affari
legali di un parere sulle delibere di equiparazione di sei medici. Parere
contrario, soprattutto per il rischio di un pesante contenzioso, che però a
Restuccia non piace: tanto che il dg intima di «integrare il parere con la
massima urgenza al fine di consentire alla scrivente Direzione l’adozione dei
provvedimenti di competenza». Neanche a dirlo, il primo parere “scompare” dalle
delibere di demansionamento che riguarderanno, in due tranches, un totale di 12 tra dirigenti medici e biologi.
Alcuni di questi
dipendenti ricorrono al Tribunale del lavoro, dove però succede qualcosa di
veramente immaginifico: tre ricorsi ex
art. 700 vengono accolti, gli altri cinque (affidati dalla presidente D’Uva a
magistrati diversi) finiscono invece per essere respinti nonostante si tratti
di situazioni identiche. L’Azienda presenta appello e, secondo quello che una
volta si chiamava “rito peloritano”, le cause vengono affidate ai giudici che hanno
già respinto gli altri ricorsi. Nessuna astensione, no alla richiesta di
ricusazione e, ovviamente, anche questi ricorsi vengono rigettati. Chissà cosa
accadrà in sede di merito e, soprattutto, con il fascicolo aperto dalla Procura
di Reggio Calabria, competente sulle indagini che riguardano magistrati
messinesi.
A questa vicenda si aggiunge un nuovo capitolo nelle scorse
settimane, con la presentazione dell’ennesimo esposto alle Procure di Messina e
Reggio Calabria nei confronti dell’ex dg Marco Restuccia e del suo successore
Giuseppe Laganga le cui presunte irregolarità sono anche l’oggetto della
richiesta di chiarimenti inviata da uno dei dirigenti demansionati, Paolo
Todaro, all’assessorato regionale della Salute, al MIUR, alla Corte dei Conti,
alla Commissione antimafia e all’Anticorruzione.
Questi documenti ricostruiscono quello che è forse l’aspetto più
inquietante di tutta la storia. Dopo il provvedimento, a Restuccia viene
segnalata la presenza di posizioni identiche non prese in esame; il direttore
generale richiede allora ai dirigenti dei settori Affari legali e Risorse umane
di verificare se vi siano, al Policlinico, altre situazioni sulle quali, per
equità, si dovrebbe intervenire. Problema: i dirigenti dei due uffici, Giuseppa
Sturniolo e Giuseppe Giordano, lo sono diventati in forza di provvedimenti di
equiparazione del tutto analoghi. Restuccia non riceve quindi alcun riscontro,
tanto da chiedere al rettore di nominare una commissione composta dalla
stessa Sturniolo, dal dottor Vella e dall’avvocato Fiumara. Essendo quest’ultimo
anche responsabile Anticorruzione – è a lui che il dg si rivolgerà, in seguito
alle denunce dei dipendenti, per «verificare eventuali comportamenti penalmente
rilevanti» dei componenti della commissione! – appare quantomeno singolare che
dei verbali di questa commissione esistano copie difformi, per esempio quanto
al numero e ai nominativi dei dipendenti coinvolti, perché alterati o
modificati successivamente.
Giuseppe Laganga, prima direttore amministrativo, poi commissario e oggi dg |
Una seconda commissione, nominata da Restuccia e presieduta dal
direttore amministrativo (oggi dg) Giuseppe Laganga, rileva che l’equiparazione
della dottoressa Sturniolo «risulta essere in
contrasto con l’orientamento giurisprudenziale», mentre per quanto riguarda
l’avvocato Giordano «non è stata reperita ulteriore documentazione che chiarisca
l’inquadramento giuridico antecedente al D.R. n. 160/2002» (!). Entrambi,
ovviamente, sono ancora al loro posto e, anzi, hanno emesso dei pareri in
merito ai dipendenti da demansionare (!).
Ma il “nodo” vero è la posizione della dirigente farmacista
Giuseppina Inferrera, figlia di Cosimo e cognata del rettore Pietro Navarra,
sulla quale la commissione ritiene che «alla data di adozione della delibera n.
778 del 5/7/2012 non sussistessero i presupposti di legge al fine di procedere
alla nuova equiparazione alla figura dirigenziale» (nota firmata dalla
Sturniolo e da Gaspare Vella). Anche in questo caso nessun provvedimento,
nonostante Navarra in persona assicuri ai demansionati che non ci saranno
favoritismi. Anzi, Restuccia si dimette – per non dover compiere un’omissione
di atti d’ufficio, si vocifera al Policlinico – e il nuovo dg Laganga si
premura a chiedere al Ministero e all’Aran un parere ad personam sulla dottoressa Inferrera in quanto la qualifica di
Esperto di Farmacia Ospedaliera non è prevista nel contratto se non tra quelle
dirigenziali. Peccato che con la stessa qualifica di Esperto (non farmacista)
ci siano diversi altri dipendenti, per i quali però Laganga non si perita di
chiedere il “paracadute”. Ma anche questo è certamente un caso.
Paolo Todaro (polime.it) |
L’esposto si chiude con la richiesta alle due Procure di porre
sotto sequestro tutti i verbali e gli atti (l’accesso ai quali è stato negato
ai ricorrenti, anche se curiosamente sono stati inviati da Restuccia a uno
studio legale di Messina che non ha alcun rapporto lavorativo con l’Azienda!),
valutando anche l’emissione di misure cautelari a carico dei componenti le
commissioni e dei direttori generali dell’AOU. Intanto il sostituto procuratore
Piero Vinci apre un’inchiesta per abuso d’ufficio nella quale Todaro è parte
lesa. Insomma, la vicenda ha ormai assunto un profilo penale che non consentirà
più una “semplice” soluzione giudiziale alla sezione Lavoro del Tribunale.
Anche perché qui siamo piuttosto nel campo del diritto di... famiglia.
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