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Matteo Renzi, il piacione che non piace. Ecco perché ha vinto

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P arliamoci chiaro: Matteo Renzi non è Rutelli. Non è un piacione vero, un simpatico cialtrone come il Francesco disegnato dall’imitazione di Corrado Guzzanti (lo ricordate? Un Alberto Sordi un po’ confuso e travolto dagli eventi), ma è piuttosto antipatico, ha sempre l’aria del saputello che ti spiega come si campa e, con tutte quelle slide che mostra ad ogni conferenza stampa, mi ricorda più un venditore a una convention di Repower che non un leader politico. Matteo Renzi se la ride Parliamoci ancora più chiaro: Matteo Renzi non è Berlusconi, come oggi sul Fatto Quotidiano ammette anche il mio idolo Marco Travaglio al quale domenica notte, su La7, è partito un embolo così forte per la sconfitta che altro che Maalox, ci voleva un anticoagulante. E non è nemmeno Grillo, ovviamente. Ma è l’incubo peggiore sia di Berlusconi che di Grillo: perché li sfida sul loro terreno, quello del qualunquismo-populismo che tanta presa abbiamo visto fare sull’elettorato italiano, ma in aggiun