XFactor 2021, l’impero alla fine della decadenza
X Factor ventiventuno ricorda un po’ l’esperimento di Frankenstein Junior di Mel Brooks: in un momento in cui Simon Cowell chiude dopo diciassette anni l’edizione britannica mentre in Italia lo show viene abbandonato dal suo storico conduttore Alessandro Cattelan dopo dieci (in pratica tutte le edizioni dopo il passaggio dalla Rai a Sky), la produzione prova a tirare il programma fuori dalla “bolla” in cui si è sviluppato fino ad oggi e scaraventarlo nella realtà di questo complicato inizio millennio, abolendo i generi e mischiando le squadre – ma confermando un quartetto di giudici tra i più noiosi di sempre – e poi optando per il giovanilismo di Ludovico Tersigni, o meglio Tersilli come il medico della mutua di Alberto Sordi (ok, a tutti piace la parlata romanesca, ma davvero dev’essere così smaccata in prima serata?) alla conduzione e spingendo nella messinscena sull’aspetto visivo nel disperato tentativo di mantenere attuale una proposta musicale sempre più confusa. Finisce che l’I