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Il ritorno de IlMaxFactor: Catenotauro, il diavolo e l’acqua… tanta

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Il ventriloquo José Luis Cateno e il pupazzo Rockefeller Basile E bbene sì: torna alla ribalta Cateno De Luca, torna in trincea IlMaxFactor. Avevamo pensato di poter mandare in pensione questo blog quando, con le figuracce alle suppletive del Senato e alle Europee, sembrava si fosse esaurita l’onda lunga dei trionfi del 2022-2023 (l’elezione alla Regione, l’exploit alle Politiche che ha portato in Parlamento i dioscuri Gallo e Musolino, la conferma a sindaco di Messina per interposta persona, anzi per interposto manichino con Federico Basile in arte Corvo Rockefeller, mentre lui si faceva eleggere a Taormina). Avevamo inoltre pensato che non fosse giusto infierire su una persona così cagionevole di salute – a parte l’ultimo malore in diretta Facebook durante un comizio che era finto quanto una banconota da 50 euro con la sua faccia sopra, diciamocelo – e che ormai il cittadino messinese medio fosse passato alla sigaretta elettronica e quindi non si facesse più vendere... fumo da Cateno

Febbre da cavallo: Cuzzocrea, una famiglia di rettori da... Guinness

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    «Ah regà, parlamo come un cavallo stampato. Ma poi io che leggo a fà, che leggo a fà? C’ho tutto qui ne la capoccia, so’ un computer equino, a me me dovrebbero dà ’na laurea in scienze del cavallo». Er Pomata (Enrico Montesano), Febbre da cavallo   A ltro che l’arancino più grande del mondo. C’è un record ben più prestigioso per il quale Messina può aspirare ad essere inserita nel Guinness dei Primati: due rettori, Diego e Salvatore Cuzzocrea, padre e figlio, costretti entrambi a dimettersi a distanza di venticinque anni perché travolti da uno scandalo. Certo, papà Diego era di un’altra levatura: fu indagato per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio Bottari, il fatto di sangue che distrusse la reputazione dell’Ateneo peloritano e fu l’origine del “caso Messina”, e in seguito – nonostante fosse stato riconfermato con numeri “bulgari” alle successive elezioni – dovette abbandonare l’ermellino dopo essere

La campagna con la Venere di Botticelli è scopiazzata: che figura di... meraviglia!

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  D a qualche giorno nel Paese virtuale (ma anche in quello reale) non si parla d’altro: la campagna #opentomeraviglia, con la Venere di Botticelli influencer che promuove le bellezze d’Italia, è un colossale flop da 9 milioni di euro. Nata praticamente già morta per il semplice fatto di essere un’idea del ministro Santanchè, criticata per il costo esorbitante, sbeffeggiata dai media internazionali per la sua banalità, praticamente vanificata dal mancato acquisto del corrispondente dominio Internet, fotoshoppata con la faccia di Vulvia (il personaggio creato da Corrado Guzzanti), ridicolizzata da uno strepitoso Stefano Accorsi che mangia un trancio di pizza in piazza San Marco e chiosa «Mavelafacevoio la pubblicità! E ci risparmiavate anche qualcosa...», insomma le è capitato di tutto, povera Venerina.

Basket NBA, Mac McClung: ora sì che "White Men CAN Jump"!

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H ollywood, 1992. Il regista Ron Shelton gira White Men can’t Jump (in italiano Chi non salta bianco è ) con Wesley Snipes e Woody Harrelson, quest’ultimo nei panni di Billy Hoyle, un aspirante campione di basket che, dopo essere stato scartato dai professionisti, sfida i giocatori di colore nei playground di Venice Beach per soldi. Sì, perché Billy è bianco e sfrutta il pregiudizio razziale per ingannare i forti ma presuntuosi giocatori neri, primo tra tutti Sydney Deane che diventerà il suo complice dopo essere stato battuto. Alla fine, i due vinceranno un ricco torneo con un alley-oop di Sydney per Billy, a dimostrare che – contro appunto il pregiudizio dei neri – anche i bianchi saltano, eccome. Il film incassa 90 milioni di dollari (ne è costati 31), ma soprattutto diventa un cult per gli appassionati e non solo. Quattro anni dopo, Brent Barry (figlio del mitico Rick e fratello, tra gli altri, di Scooter visto alla Pallacanestro Messina) è il primo bianco a vincere la gara dell