venerdì 11 dicembre 2015

XFactor 9: Davide contro G...iosada

La sorpresa arriva proprio in conclusione di una serata che consacra definitivamente - se mai ce ne fosse stato bisogno - XFactor come il migliore show della televisione italiana: Giosada batte in finalissima i favoriti Urban Strangers e si laurea vincitore della nona edizione, per la gioia del suo giudice Elio che s'impone per la prima volta in (ormai) tante partecipazioni e si consola della precoce eliminazione di Davide Sciortino, di gran lunga il migliore dei talenti in gara quest'anno, che chiude solo terzo nonostante avesse anche l'inedito più bello del lotto.
Ma c'è sicuramente un terzo vincitore oltre al rocker barese e al suo mentore: Luca Tommassini, e con lui l'intera produzione del programma. Lo show del Forum è stato visivamente straordinario: luci, scenografie, impatto complessivo - e un c...o di Super HD sul canale 105 che mi ha lasciato senza parole, lo confesso - di livello altissimo, ma anche un ritmo che è rimasto serrato praticamente per due ore e mezza, con tre manches sufficientemente variegate da non stancare mai. A costo di rischiare l'eccesso, come al momento della proclamazione quando sembrava di essere alla cerimonia di chiusura delle Olimpiadi...
Giosada, vincitore di XF9
Bellissima e stilosissima, invece, l'entrata dei quattro giudici in bianco e nero con dettagli "fluo", così come l'effetto visivo dei duetti tra i quattro finalisti e Cesare Cremonini, uno che peraltro ai ragazzi di XFactor potrebbe spiegare tante cose: colpito da un successo precoce a poco più di 18 anni con i Lùnapop, dopo un periodo piuttosto oscuro si è rilanciato a un livello certamente più alto, diciamo che ha alzato l'asticella come ad esempio ha fatto - senza magari uno iato così pronunciato - anche Jovanotti. E vista la (mala) sorte commerciale e artistica della maggioranza dei finalisti di XFactor, il suo può essere un insegnamento importante. Spettacolare anche l'esibizione dei Coldplay, con una profusione di poligoni colorati in 3D e Chris Martin apparso in grande forma anche se un po' in sbattimento metà adrenalina metà coca.
Chiaramente, la manche ha poco da dire: Giosada duetta con Cremonini in Logico, Davide si cimenta in Mondo, per Enrica c'è La nuova stella di Broadway e chiudono gli Urban Strangers con Buon viaggio ma è evidente che la prima votazione rispecchierà più che altro gli equilibri e i rapporti di forza già consolidati durante i live, Infatti esce Enrica, e quantomeno ci risparmiamo l'insulso inedito di Skin nella seconda tornata.
La copertina dell'inedito di Davide Sciortino. Accattatevillo
Curiosamente, anche qui l'esito dipende pochino da quello che succede sul palco: gli inediti dei tre concorrenti rimasti in gara sono ormai tutt'altro fuorché degli inediti, e il risultato rispecchia in maniera fedele le classifiche dei digital download. Accade così che Davide esca e arrivi terzo pur avendo cantato la sua My soul trigger meglio della scorsa settimana, e che la finalissima sia un affare tra Giosada e la sua Il rimpianto di te, una ballatona che ricorda un po' Zucchero e persino qualche strofa del primo De Gregori (anche se ovviamente su un registro più alto) da una parte, e l'originale ma meno orecchiabile Runaway degli Urban Strangers.
Gli Urban Strangers hanno chiuso al secondo posto
A questo punto i ragazzi napoletani paiono i favoriti d'obbligo, anche se a posteriori si rileverà che la finale trasmessa anche in chiaro su Mtv abbia favorito Giosada mettendo in campo un pubblico un po' più maturo, e consapevole dal punto di vista musicale, a contrastare le frotte di ragazzine invasate per gli Urban. Sta di fatto che la sua interpretazione di Best of you dei Foo Fighters è da paura per intensità, potenza vocale, presenza scenica e anche se un paio - ma appena un paio - di note gli scappa dall'intonazione perfetta chi se ne frega. Altroché se, come dice Elio, è un cantante fatto e finito. Gli Urban decidono di ripescare Oceans di Jay-Z che avevano rovinato in un'esibizione precedente (pare per problemi tecnici) ma la scelta non paga, perché il pezzo non ha la stessa presa e l'arrangiamento duevocieunachitarra, al di là di quanto concordino i giudici - ormai sotto allucinogeni, tanto da finire quasi tutti seminudi - in un posto come il Forum è un po' sottotono. Il trionfo, dunque, è tutto di Giosada e la festa che gli fanno gli altri concorrenti ci restituisce anche la dimensione di leader, di punto di riferimento che il 26enne barese ha avuto all'interno del loft. Bene, anzi benissimo. E non aspettatevi recensioni su Masterchef.
P.S.: quasi a consacrare "l'edizione più musicale di sempre", in vari momenti della serata si sono esibiti sul palco del Forum anche i quattro giudici. Breve pagellino a chiudere.
Elio e le Storie Tese: il miglior gruppo musicale italiano tout court fa una serie di cose immonde: intanto l'esibizione vocale di Elio, che canta veramente di merda Servi della gleba, e poi la smaccatissima promozione alla scatola di Cacolatini, alternativa piuttosto misteriosa al disco di Natale. Però aver cantato in diretta, in prime time e in chiaro strofe immortali come "Servi della gleba a tutta birra / carichi di ettolitri di sburra" rende Elio il trionfatore assoluto della serata. Voto 7
Fedez e Mika: la coppia di fatto di questa edizione di XFactor canta a distanza le due parti, molto differenti e poco legate, della nuova Beautiful Disaster il cui trionfo su Youtube ci ha imposto una pagina parecchio triste della televisione italiana: i due a petto nudo per pagare pegno, ispirando peraltro la calata di braghe (letterale) di Elio. Voto 4
Skunk Anansie: ricordate quanta delusione ho esternato in più occasioni per lo scadente contributo di Skin allo show? Scelte sbagliate come quella di Eleonora, assegnazioni-patacca, toni sproporzionati per supportare Enrica e, prima Margherita scompaiono all'istante quando "attaccah" Love someone else. La carica è devastante, il Forum a momenti viene giù e finalmente Skin si guadagna la pagnotta. Dài, puoi tornare anche l'anno prossimo. Voto 10

mercoledì 9 dicembre 2015

In difesa di Francantonio (Pro Francantonio Genuense, Orazioni I,1)

Amici, Romani, concittadini, prestatemi orecchio. Non sono venuto a seppellire Cesare, ma a tesserne l'elogio.
Francantonio Genovese (www.camera.it)
Coro di scandalizzati, anzi - come diciamo noi - di maravigghiati da' rutta per la decisione di Francantonio Genovese, da pochi giorni tornato libero dopo l'arresto per il business della formazione, di lasciare il Partito Democratico per aderire a Forza Italia.
L'ex sindaco di Messina e attuale parlamentare (sospeso) del Pd, partito del quale è stato anche segretario regionale, ha incontrato nella sua sede - visto che è ancora all'obbligo di dimora - Gianfranco Micciché, commissario di FI in Sicilia, trovando l'accordo su "un percorso comune". Armi e bagagli, lo seguono alla corte di Berlusconi il cognato e deputato regionale Franco Rinaldi e la parlamentare Mariella Gullo, oltre ovviamente a chissà quanti amici e militanti.
E allora, proviamo a vedere chiaro in questa "conversione", anzi in questa inversione a U del buon Francantonio che tante polemiche ha suscitato a causa del "tradimento" che Genovese avrebbe ordito ai danni del suo partito. Partito che - si ricorderà - ha votato per mera opportunità politico-elettorale, e per diretto ordine di Renzi, l'autorizzazione al suo arresto comportandosi in modo opposto, sempre per mera opportunità politico-elettorale, quando si è votato sull'arresto del deputato Ncd Azzollini.
Francantonio Genovese nasce - e questo lo sanno tutti - democristiano: il padre Luigi, scomparso nello scorso luglio, è stato senatore per diverse legislature mentre lo zio era Nino Gullotti, "ras" della diccì originario di Ucria, deputato dal 1958 alla morte e più volte ministro. E Francantonio è stato l'ultimo presidente del Giovanile dello scudocrociato prima dello scioglimento e della nascita del PPI.
Sempre per i maravigghiati da' rutta: al momento della scissione del PPI Genovese (appena venticinquenne) passa armi, bagagli e codazzo nel CDU seguendo Rocco Buttiglione, che predica l'alleanza con il centrodestra e Forza Italia.
D'altra parte, prima delle Amministrative del 1998 si presenta dal sindaco Franco Providenti (ex magistrato eletto quattro anni prima sotto le insegne della società civile ma con il sostegno decisivo del CCD di Gianpiero D'Alia al ballottaggio) offrendogli il suo pacchetto di voti, ma Providenti rifiuta sdegnato e l'unico approdo per il gruppo Genovese è il centrodestra.
Francantonio fa un gran lavoro anche a livello di movimento giovanile, con buoni risultati alle elezioni universitarie, e nel 1998 entra in Giunta alla Provincia: il presidente è Buzzanca di An, lui è assessore all'Agricoltura ma dura poco, perché quando il CDU entra nell'UDR di Cossiga e Santino Pagano giura come sottosegretario del governo D'Alema a Buzzanca non pare vero di potersi togliere davanti un concorrente alla leadership del centrodestra. Genovese viene così (letteralmente) defenestrato e torna nel PPI, in quota Marini. E' lì, in definitiva, che il rampante esponente centrista vede qualche spazio visto che a destra ci sono sin troppi galli: l'area riformista, invece, è orfana di veri leader e tenuta praticamente in ostaggio dal duo postcomunista Bottari-Silvestro.
I passaggi successivi sono, è vero, tutti nel centrosinistra: Margherita, Ulivo (sconfitto da Rocco Crimi nel collegio Nord alle Politiche), Unione sotto le cui insegne, nel maggio del 2005, diventa sindaco di Messina dopo aver "passato" un giro sacrificando Antonio Saitta, già assessore di Providenti, nel 2003 contro Buzzanca che di lì a poco cadrà per lo scandalo del viaggio privato a Bari con l'autoblù.
Genovese, però, governa Messina per poco più di due anni: il famigerato ricorso dei socialisti napoletani, la cui lista era stata esclusa per una questione di paternità del simbolo, viene accolto nell'autunno del 2007 e un anno dopo Francantonio perde al primo turno contro il "resuscitato" Buzzanca. Si consola tornando in Parlamento e inventando, insieme a D'Alia, l'elezione di Crocetta a presidente della Regione; lo ferma, come è noto, il "via libera" della Camera all'arresto: votano a favore il Pd, Sel e il Movimento 5 Stelle, contro Ncd e Forza Italia.
E' questo, chiaramente, il passaggio cruciale per l'odierna scelta di Genovese; una "vendetta" nei confronti del Partito democratico - come ha ammesso lo stesso Micciché - ma anche un messaggio, l'affermazione di poter ancora spostare tessere, voti ed equilibri in campo provinciale e regionale. Perché Forza Italia, però? Beh, l'Udc era fuori discussione perché è vero che lui e Gianpiero D'Alia sono in pratica "cugini", ma il partito ha già un candidato sindaco per Messina, il presidente dell'Ars Giovanni Ardizzone, che peraltro più di una volta ha opposto delle pregiudiziali di tipo etico e morale alle alleanze con Genovese. E l'Ncd, tra i partiti di centrodestra (logico approdo di uno come Francantonio, che sul territorio messinese ci ha abituati soprattutto a un sistema di raccolta del consenso molto simile a quello dei berlusconiani), ha almeno un paio di figure, se non di leader, comunque da considerare: Enzo Garofalo, che a sindaco si è già candidato nel 2013, e Nino Germanà che in più rispetto a Garofalo ha pure i voti (e che si incontrò con Genovese poco prima del ballottaggio di Felice Calabrò contro Accorinti).
Gianfranco Micciché e Francantonio Genovese
Forza Italia, invece, di fatto è in mano a nessuno; a livello provinciale e regionale, almeno fino alla nomina di Micciché direttamente da parte di Berlusconi. Gli spazi ora ci sono, e soprattutto non si intravede un possibile candidato sindaco del centrodestra nel 2018 (prima? difficile). Perché questo, al di là di una "sistemazione" romana o palermitana, mi sembra l'obiettivo di Francantonio. Tornare a governare Messina, in barba a Renzi che lui peraltro non ha mai sostenuto se non quando era scontata la sua vittoria alle primarie (in precedenza Genovese aveva votato Bersani) e che ha deciso a tavolino il suo arresto. Fantapolitica? Mah, se non avesse avuto intenzione di rientrare (e alla grande) sul tavolo siciliano, non avrebbe avuto tutta questa fretta di trovare una nuova collocazione.
Quanto riuscirà a coagulare del vecchio sistema di potere e di consenso, ovviamente, è difficile da prevedere: si parla di dieci consiglieri comunali (il centrosinistra ha in aula una maggioranza "bulgara" di 29 consiglieri su 40 mentre 7 sono del centrodestra, un fronte destinato a rimpolparsi) e si rimpasta la questione-sfiducia diluita da "Gettonopoli", anche se in realtà il suo approdo in un nuovo fronte sembra allontanare il voto verso la scadenza naturale del 2018 quando il cambio di casacca sarà passato remoto.
D'altra parte, faccio una domanda ai maravigghiati da' rutta: se Totò Cuffaro, libero dopo gli anni di carcere (inflitti peraltro senza l'aggravante mafiosa dalla quale fu assolto in appello), si candidasse alla presidenza della Regione, pensate che non prenderebbe voti o che, addirittura, non vincerebbe? Siamo in Sicilia, qui neanche il Partito Democratico è democratico sul serio: va bene prendersela con Genovese o con l'eterno capro espiatorio Mirello Crisafulli, ma non mi pare che i vari Lumia, Cracolici, Lupo e via dicendo abbiano mai prodotto un particolare contributo alla democrazia di quest'isola. Però siamo tutti bravi a indignarci se Vecchioni, o chi per lui, la definisce "di merda"...

lunedì 7 dicembre 2015

XF9: Chiamatemi Feiez

Ora: magari giovedì prossimo nella finale Fedez riuscirà a dare la "zampata" e vincere con gli Urban Strangers la sua seconda edizione consecutiva da giudice di XFactor, ma non havvi dubbio alcuno che il trionfatore assoluto (meritatamente) di XF9 è il buon Elio. E ci voleva, cacchio; specie dopo l'abbandono di due anni orsono, forzato dal dover scegliere se uccidere Morgan o mollare.
Elio ha portato due concorrenti della sua categoria in finale
Contro ogni pronostico più per la categoria di appartenenza (gli Over) che per le effettive qualità, infatti, il sciur Belisari Stefano da Milano ha portato in finale Davide e Giosada ed è l'unico giudice ad avere due concorrenti ancora in gara. L'anno scorso l'impresa era riuscita con Lorenzo Fragola (poi vincitore) e Madh proprio a Fedez, che quest'anno si è fermato all'ultimo ballottaggio con i Moseek, eliminati dalla rediviva Enrica.
Ma andiamo con ordine. L'ultima serata alla XFactor Arena prima dello showdown al Forum è consacrata agli inediti, e in linea di massima non mi è parso ci sia chissà cosa nei brani proposti. Forse anche perché quattro su cinque sono in inglese, e quindi diventa più difficile capire che spazio possa avere l'interprete sul mercato italiano nei prossimi anni.
I primi a salire sul palco sono i Moseek con Elliott (e le Storie Tese), brano molto intonato alla loro sensibilità e alle loro sonorità ma - immagino - onestamente di poca presa dal punto di vista radiofonico e di vendite anche per via di un testo ripetitivo e neanche troppo interessante. Leggo che ha scalato le classifiche relative alle visualizzazioni su Youtube: mah. 
Personalmente, avevo grandi attese per l'inedito dei due talenti di Elio e quello di Giosada ha intanto il pregio (notevole) di essere l'unico in italiano; s'intitola Il rimpianto di te e, a parte qualche scantonata nel testo ("Fermo e restante?" Ma Pacifico, che collabora alle lyrics, ha avuto un ictus e non si è saputo nulla?), a me è piaciuto. Intanto perché lui canta veramente come se fosse l'ultima volta nella vita, poi perché la ballad è una sorpresa interessante per chi - come me - si aspettava un canonico pezzone rock. Non sarà originalissima, ma il passaggio del turno dovrebbe essere sicuro.
Non vale lo stesso discorso per Enrica: I found you, che il suo giudice Skin ha scritto appositamente (ma via, ce l'aveva in un cassetto e non aveva il coraggio di inciderla...) è una canzone senza capo né coda, con una strofa anonima e un ritornello sin troppo pompato, un testo da scuola primaria e anche musicalmente non aggiunge nulla non solo a XFactor, ma nemmeno alla stessa Enrica che, comunque, considerati l'età (16 anni) e il percorso fatto in questa trasmissione, è un piccolo fenomeno.
S'intitola Runaway ed è stato scritto dalla sposa di Chucky, invece, l'inedito degli Urban Strangers che è di ben altra categoria. I due adolescenti campani si presentano senza quella minchia di chitarra ma con dei synth usati con stile minimale ma estremamente vario, visto che il pezzo alterna sonorità, ritmi e suggestioni molto diverse ma comunque già sperimentate durante il talent, dai Linkin Park allo stesso Beck: un gran bell'esordio che varrà loro la finale indipendentemente da come andrà la seconda manche.
Complessivamente, l'inedito migliore è My soul trigger, che Davide dedica alla sua personalissima saudade della Sicilia: materiale soul à la Terence Trent d'Arby ma con un arrangiamento moderno e quasi crossover, testo abbastanza elaborato e ovviamente prova vocale con i controcazzi da parte di quello che resta il mio favorito per la vittoria finale. Ha voglia Elio a fare melina, stupendosi per il mancato ballottaggio: il pubblico non è poi così ignorante da non capire un signor brano. Vale lo stesso discorso se vogliamo stupirci che all'ultimo scontro vada Enrica.
La seconda manche a tema si apre con Davide, che ha cantato per ultimo, si è cacato sotto fino all'ultimo nel timore di finire al ballottaggio e, in più, deve cantare una hit radiofonica degli ultimi cinque anni: il rischio del disastro è concreto, ma "Shorty" è un animale e nemmeno Can't feel my face di The Weeknd riesce a metterlo in difficoltà più di tanto, a parte un filo di nervosismo e di voce corta nella strofa.
Pompei dei Bastille nella versione Urban Strangers è un pezzo totalmente diverso da quello originale, e certo di radiofonico l'arrangiamento non ha nulla: ciò non toglie che la resa sia comunque molto buona, e quantomeno stasera li abbiamo dovuti sentire in versione "parcheggiatori" (gergo napoletano per i cantanti da trattoria, rigorosamente armati di chitarra) una sola volta, quindi si può reggere. Nota di merito per le armonizzazioni, specie sul finale, che Fedez tenta di far sentire in cuffia a Mika salvo perdere l'attimo e ricordarselo quando il brano è praticamente finito.
Tocca quindi al povero Giosada, che probabilmente tutto avrebbe pensato di cantare nella vita salvo The best day of my life degli American Authors: per una volta la prestazione vocale non è impeccabile, anche se Giò si muove parecchio e questo incide.
Non dispiacciono affatto i Moseek, che affrontano Lean on dei Major Lazer su una struttura basculante che la cantante Elisa attraversa da un estremo all'altro per suonare il tamburo. Grande effetto, prova vocale e arrangiamento più che convincenti. Finiscono al ballottaggio e onestamente non l'avrei detto, anche se in una manche a quattro tutto può succedere e anche gli altri erano stati all'altezza. Il fattaccio accade proprio all'ultimo scontro, curiosamente tutto interno alla provincia di Latina: mentre Enrica da Terracina si mangia Something's got a hold on me di Christina Aguilera, Elisa da Aprilia (come tutti i Moseek), certamente per un problema tecnico, sbaglia completamente la tonalità di Somebody to love dei Jefferson Airplane e il risultato è talmente orripilante che il povero Elio - che pure non ha interesse, avendo entrambi i suoi cantanti già in finale - supplica quasi la produzione di farli cantare di nuovo.
I Moseek, ultimi eliminati prima della finale
Al momento dell'eliminazione Mika esce allo scoperto e "confessa" la sua alleanza con Fedez salvando proprio i Moseek che pure ha criticato praticamente a ogni puntata, Elio ristabilisce il vero storico e il tilt fa il resto: Enrica è in finale, giovedì al Forum canterà davanti a 8 mila persone urlanti insieme agli Urban Strangers e al duo "over" formato da Davide e Giosada, Insomma, il Fedez di questa edizione è decisamente Elio, Che - anche in onore al grande polistrumentista delle Storie Tese, scomparso per un aneurisma a soli 36 anni - potrebbe farsi chiamare Feiez...
Feiez, al secolo Paolo Panigada, compianto polistrumentista degli Elii

martedì 1 dicembre 2015

Kobe, Magic e il "mio" basket che se ne va

Kobe Bryant compirà 38 anni ad agosto, poco dopo il suo ritiro
Ho a lungo esitato prima di scrivere questo post. Perché non da aprile-maggio, ma già da domenica sera la Nba per me non è più la stessa: è iniziato, un po' a sorpresa per uno come lui, il farewell tour di Kobe Bryant, uno dei più grandi giocatori di basket di sempre e, senza alcun dubbio, il mio preferito in assoluto. E non è facile scrivere qualcosa su un argomento che da una parte ti tocca così tanto, e dall'altra è stato sviscerato da milioni di colleghi, opinionisti e semplici tifosi.
Michael Jeffrey Jordan
Dice: ma Michael. Michael è stato il più forte di tutti, ha vinto tutto e lo ha fatto in un modo speciale, ha cambiato questo gioco e quella Lega portando entrambi a un livello superiore, d'accordo. Tra l'altro, è il vero e proprio "totem" di Kobe, l'uomo al quale si ispira con la sua dedizione assoluta e la sua voglia di vincere ai limiti dell'ossessione. Però non ho mai tifato per MJ, mi limitavo ad ammirarlo: il mio cuore era gialloviola praticamente dalla preistoria, da quando (avevo 8 anni) leggevo in spiaggia le raccolte dell'Intrepido che mia madre comprava a pacchi in estate e trovavo un reportage sulle finali Nba del 1980, quelle in cui un playmaker piuttosto atipico perché alto 2,05 sostituiva il centro titolare (Kareem Abdul-Jabbar, mica Roy Hibbert) in gara-6 e ne metteva 42 in faccia a Moses Malone, con 15 rimbalzi e 7 assist. Si chiamava (si chiama) Earvin "Magic" Johnson ed è uno dei due soli giocatori Nba per i quali, al di là della mia passione per Manu Ginobili, io abbia mai veramente tifato.
L'altro, si sarà capito, è Kobe e in comune con Magic ha innanzitutto la canotta gialloviola dei Los Angeles Lakers a vita. Quella che Kobe voleva così tanto da far bluffare il proprio agente, Arn Tellem, con gli allora New Jersey Nets che volevano prenderlo con la scelta numero 8 al Draft del 1996 in uscita dalla Lower Merion High School di Philadelphia, senza che avesse giocato una sola partita al college. Ma lui voleva il gialloviola e lo ottenne: i Nets si tirarono indietro temendo che Bryant non firmasse per loro, i Lakers scambiarono la scelta numero 13 degli Charlotte Hornets con il centro Vlade Divac perché il loro general manager, il genio Jerry West, aveva messo da parte 121 milioncini in 7 anni per prendere Shaquille O'Neal e così iniziò "The Combo", l'accoppiata che avrebbe portato a LA ben tre titoli e tanti rimpianti.
Eppure, quando Kobe fu scelto dai Lakers lo conoscevo appena: Internet qui da noi era agli inizi, il basket americano passava già con una certa frequenza su Tele+ ma questo ragazzo veniva dal liceo! Certo, il suo cognome qui in Italia non passava inosservato perché il papà Joe era un vero e proprio
Joe Bryant alla Viola
"califfo" del nostro campionato: a Reggio Calabria aveva sforacchiato retine con la canotta della Viola, la squadra italiana per cui ho sempre tifato, meritandosi la mutazione del soprannome da "Jellybean" ("gelatina", perché nessuno era smooth come lui) a "E.T.". Una volta ne mise 69 sul campo, se non sbaglio, di Pescara e nella partita di ritorno al "Botteghelle" ne aggiunse altri 51: 120 punti in due gare alla stessa avversaria!
Considerando anche che Kobe, lì a Reggio, faceva il ball boy e iniziava la trafila nelle giovanili che avrebbe proseguito soprattutto a Reggio Emilia, imparando anche un eccellente italiano che in carriera gli è servito soprattutto nei momenti di incazzatura con compagni e arbitri, i link erano fin troppi: Kobe era il mio giocatore.
E lo è rimasto per vent'anni, tra le prime delusioni (la panchina, gli airball di gara-4 a Salt Lake City), i primi riconoscimenti e poi l'esplosione: titolo nel 2000, 2001 e 2002. Nel 2003 l'accusa di stupro in Colorado, le critiche per il suo egoismo e, ancora dopo, l'implosione: nel 2004 le liti con Shaq diventano insostenibili e i fortissimi Lakers con Payton e Malone si fanno travolgere in finale dai Detroit Pistons, Shaq va via e tornano le critiche, finché nel 2009 è un altro lungo totalmente diverso da Shaq, ovvero Pau Gasol, a fargli da spalla nella cavalcata trionfale verso il quarto anello, bissato peraltro l'anno dopo. Fanno cinque, quanti ne ha vinti Magic, uno in meno di Jordan; eppure non bastano ad assicurargli il rispetto di tutti i tifosi, i Kobe Haters proliferano e a lui, tutto sommato, dividere così tanto non sembra nemmeno interessare.
Nel frattempo arrivano il nuovo numero di maglia (al posto dell'8 il 24, uno in più del 23 di MJ), gli 81 punti contro Toronto, seconda prestazione di sempre, il primo e unico titolo di MVP (uno scandalo anche perché gli "rubano" quello del 2010, l'anno dei sette-diconsi-sette buzzer beaters o canestri vincenti negli ultimi secondi) e i grossi problemi fisici, dai quali peraltro Kobe non è mai stato del tutto immune. Oggi, anzi avantieri, l'annuncio; "Dear Basketball", recita la lettera aperta consegnata a The Players' Tribune, "My heart can take the pounding, my mind can handle the grind, but my body knows it's time to say goodbye", Goodbye, Kobe. Quando si ritirò Magic (la prima volta, intendo) fu una brutta botta, oggi è il "mio" basket, lo sport più bello del mondo, quello che ho adorato e seguito con passione per più di trent'anni, che se ne va.

venerdì 27 novembre 2015

XFactor 9: Non è MIka l'inedito...

E allora; visto che Fedez ha eliminato ai bootcamp l'unico gruppo vocale rimasto in gara, alla... cappella ci ho pensato io la settimana scorsa indicando il sesto live di XFactor 9 come quello dell'inedito. Tratto in inganno dalle parole del presentatore Cattelan o - più probabilmente - dalla morte sempre più rapida delle cellule cerebrali, mi ero del tutto perso l'appuntamento con la manche in italiano: ovvero, quello che dovrebbe essere normale (ragazzi italiani che cantano nella loro lingua) che diventa eccezionale.
L'omaggio a Michael Jackson
L'ansia da prestazione coglie, con tutta evidenza, tanto i concorrenti quanto i giudici, e così dopo un bel tributo collettivo a Michael Jackson (mancava solo che Mika si mettesse a cantare Want you back), arriva una passerella di assegnazioni e di esibizioni, nella stragrande maggioranza dei casi, ambiziosa ai limiti della presunzione. Di buono c'è che, per una volta (l'unica, immagino), sul palco di XFactor si possono sentire nella stessa manche canzoni di De Andrè, Gaber ma anche - perché no? - Subsonica e Malika Ayane. Anche se il capolavoro, ancora una volta, lo fa Elio assegnando a DavidedettoShorty nientemeno che L'Italiano di Toto Cutugno. Il brano è del tutto improbabile dal punto di vista musicale (anche se, fuori dall'Italia, nessuno ti prende per il culo se lo canticchi), ma il giudice ha probabilmente fatto un altro ragionamento: intanto, sei praticamente obbligato a stravolgerlo, e quindi la versione sincopata, quasi reggae di Davide è perfetta; in più, consente al ragazzo palermitano emigrato a Londra di aprirsi definitivamente al pubblico gridando il suo orgoglio di essere, comunque, se stesso. Il risultato è azzeccato in una maniera quasi sconcertante e Davide si guadagna anche stavolta la pagnotta dei miei dieci voti col tasto verde del telecomando.
Meno a suo agio con il nostro idioma, in maniera evidente, è Enrica alle prese con un pezzo non facile di Malika Ayane, Adesso e qui. Poca potenza sulle note basse, qualche acuto calante e nel complesso un'impressione di minore sicurezza rispetto a quando canta in inglese. Elio azzarda sia un problema di tonalità, a me è sembrata semplicemente consumata dall'emozione visto che ha sempre 16 anni e che il testo le suscitava ricordi non leggerissimi. Ma il rischio ballottaggio è sempre alto. P.S.: se avete ascoltato il giudizio di Skin, avete ormai capito che è sciroccata quanto Arisa.
Tutti gli sbagli... dei Moseek
Prima band sul palco i Moseek e, a proposito: avete notato che, alla prima esibizione live con dei musicisti "veri", la differenza con i complessi in termini di suono, originalità e sperimentazione si è sentita decisamente meno? Penseresti che questo possa preludere a un ballottaggio per la squadra di Fedez, invece Elisa e soci la sfangano con Tutti i miei sbagli dei Subsonica, alla quale tolgono gli accordi di chitarra sostituendoli con un pizzico di elettronica. Complessivamente bene, anche se dal punto di vista vocale l'esibizione è tutt'altro che perfetta. A differenza di quella di Giosada che rende giustizia a una "perla" di De Andrè, Amore che vieni amore che vai dando definitivamente ragione al suo giudice Elio: è un cantante fatto e finito.
Il neo 17enne e febbricitante Luca riceve in regalo da Mika Ti scatterò una foto di Tiziano Ferro e all'inizio quasi si aggrappa al pianoforte per portarla a casa. Ferro è un cantante difficilissimo per una questione strettamente vocale e di scrittura, con quelle frasi lunghissime nelle quali se sbagli a respirare soffochi e muori come Jimi Hendrix ma senza vomito, L'esibizione è comunque buona e gli dovrebbe valere il passaggio del turno, a meno che aver cantato dopo il fenomeno Giosada lo danneggi. Potrebbe danneggiare gli Urban Strangers, invece, l'assegnazione di una "colonna" della nostra musica e della nostra cultura come La libertà di Giorgio Gaber. Ai giudici piace, io posso dire che certamente la sposa di Chucky e il suo amichetto non si macchiano di vilipendio, anche se - a parte il finale - non è che mi abbia impressionato tantissimo. Comunque all'ultimo scontro ci va Enrica, verdetto direi condivisibile.
La seconda manche si apre con i Moseek: Do I wanna know degli Arctic Monkeys, anche qui in versione "motivo mascherato" in termini di arrangiamento, convince più della cover dei Subsonica anche se continuo a preferire i Landlord. Archiviamo rapidamente Luca e Stitches di Shawn Mendes: il ragazzino, più che di "punti di sutura", avrebbe bisogno di un aerosol ma tant'è, e noi abbiamo fretta di arrivare al momento Gabriel,
Giosada canta Peter Gabriel
Antefatto: due stagioni orsono, Morgan assegna al beatboxer extralarge Andrea Digging in the dirt spiegandogli così la scelta: "Peter Gabriel è Dio". Peccato però che tagli, arrangiamento e prestazione vocale configurino la bestemmia, come Elio - che è un fanatico di PG quasi quanto me, Oddio, non esageriamo... - fa giustamente notare con un tono parecchio risentito. Proprio Elio, a questo punto della tenzone, decide che è arrivato il momento e sceglie Shock the monkey per Giosada. Ora, a parte qualche déja-vu (anzi, déja-entendu) in cui la voce di Giò sembra precisa 'ntifica a quella della più versatile rockstar di tutti i tempi, è abbastanza vero che alla performance manca un po' di energia, però che figata: sembra una cover di quelle che finiscono nei dischi. Unico appunto: volendo proprio assegnare Gabriel, avrei dato piuttosto Sledgehammer a Davide.
Mi aspettavo di meglio, invece, dagli Urban Strangers che col pezzo di Beck (Loser) si sarebbero dovuti trovare a casa loro. Non che la sventrino, però manca qualcosa soprattutto nel finale. E manca qualcosa anche alla Wildfire dell'impronuncibile SBTRKT, un produttore inglese che Davide fa sentire a Elio convincendolo ad assegnargliela. Pezzo strano, che non prende più di tanto ed espone "Shorty" più del solito al rischio del manierismo. Ma tanto al ballottaggio va Luca, anche se io ci avrei forse mandato la sposa di Chucky e socio. Ultimo scontro: Enrica spacca timpani, palco e tutto lo spaccabile con One and only di Adele, Luca conferma le sue difficoltà della serata in My immortal degli Evanescence e il verdetto sembra scontato: invece Fedez sceglie di non scegliere e manda i due teenager al tilt. Passa Enrica che - la butta lì con nonchalance il suo mentore - la prossima settimana in semifinale canterà un inedito scritto da Skin. Mika, invece, con Luca perde il suo ultimo cantante e si prepara a due settimane di ferie. Direi che ha pagato il giusto fio per le sue assegnazioni di merda, no?

venerdì 20 novembre 2015

XFactor 9: quella sporca mezza dozzina

Puntata molto strana, quella che coincideva con il quinto live show della nona edizione di XFactor: doppia eliminazione, prima manche versione Amarcord con ogni cantante chiamato a riproporre un minuto del brano-simbolo della sua esperienza nel talent (e nonostante la presenza di Elio, a nessuno viene in mente una genialata stile Storie Tese a Sanremo 1996: Neancheunminutodinoncaco), seconda tornata che costituiva l'ultimo ostacolo prima dell'inedito, riservato ai migliori sei e clou della prossima puntata.
"Imagine" cantata dai concorrenti di XF9
Ma soprattutto, puntata strana perché proprio la musica è stata colpita al cuore, venerdì scorso a Parigi. Nessuno pensava che XFactor potesse fermarsi per quello, ma ancora una volta la produzione di questo straordinario spettacolo (in questo momento di gran lunga il migliore della tv italiana, sia generalista che satellitare) ha trovato il modo di non... stonare proponendo una versione, insieme asciutta e commovente, di Imagine cantata dai concorrenti in gara, da alcuni già eliminati e da vincitori e partecipanti delle ultime edizioni. Chiosa nelle parole, anche queste asciutte ma centrate, di un Cattelan con gli occhioni lucidi dopo un lunghissimo (forse,,, troppo lunghissimo) applauso della XFactor Arena. L'unico problema è che tutto ciò che verrà dopo si rivelerà non all'altezza.
E sì, perché la prima manche è tutta un gran giramento, con gli otto talenti ancora in gara sistemati su una piattaforma rotante che, più che rubata a Expo, sembra una scenografia di Macao e impegnati a ricordarci quanto erano stati bravi nel corso della trasmissione. Esce Leonardo, autore di una All of me di John Legend in realtà migliore della Take me to church di Hozier massacrata da Luca, che però si salva e a quel punto sa già che non andrà al ballottaggio nella seconda manche, altrimenti Mika si troverebbe senza più talenti per l'inedito e nessuno vuole questo. Così come non rischierà più Enrica, comunque brava in Like a Star di Corinne Bailey Rae. Dovendo indicare un migliore, direi ancora una volta Davide che si "mangia" Iron Sky di Paolo Nutini con la quale aveva incantato alle audizioni e si merita i miei dieci voti col tasto verde del telecomando,
Il momento più triste della serata non è comunque Imagine ma l'esibizione di Franco Battiato, che per promuovere la sua nuova raccolta presenta su un palco sul quale non avremmo mai pensato di vederlo La cura, il suo capolavoro. Epperò il guru di Milo - che non per questo smetteremo di venerare - fa a pezzi una canzone meravigliosa: fuori tempo, senza voce, come parziale attenuante ha una caduta prima di attaccare il brano ed evidenti problemi con le cuffie ma finisce comunque al ballottaggio. No, alt, mi sono confuso.
Quel che resta di Franco Battiato
 La seconda manche è veramente bastarda: per questioni di rapporti di forze e anche per la successione delle esibizioni, la sensazione chiarissima è che l'ultimo scontro sarà un affare tutto di Fedez, con Moseek e Landlord fortemente indiziati, Inizia Giosada con un pezzo dei Kings of Leon, Sex on fire, cantata ancora una volta benissimo tanto che il dubbio più grosso, per lui, sembra ancora una volta quale pizza scegliere. Luca, come detto, è già salvo prima di cantare ma di suo ci mette, finalmente, una buona All of the Stars di Ed Sheeran. Resta sopravvalutato, ma probabilmente anche lui arriverà all'inedito. Si confermano, invece, le mie perplessità sull'assegnazione dei Moseek: Fedez ormai è in versione "tifenterò patrone ti monto" e pensa di poter dare al sofisticato gruppo romano un pezzone pop dei No Doubt, Don't speak, con il quale nel '95 la band di Gwen Stefani vinse addirittura un Grammy. Versione sin troppo minimalista e insipida, brano troppo lontano dalla loro sensibilità e il disastro è servito.
A questo punta tocca ai due superfavoriti: Enrica si cimenta con il Lenny Kravitz di Are you gonna go my way e mostra un'energia che neanche al Punto Enel di via Broletto, anche se le mosse di ballo la distraggono dal canto e alcune frasi sono parecchio calanti e imprecise. Rischiosissima la scelta di Elio per Davide: non perché "Shorty" non abbia nelle sue corde un capolavoro come Vedrai vedrai di Luigi Tenco, anzi l'esibizione è ancora una volta bellissima, ma non è ovviamente un brano di presa immediata e qualche critica ingenerosa, soprattutto di Fedez, non aiuta.
Finale non d'ordinanza perché proprio Fedez si trova con due gruppi che si esibiscono in successione e appare chiaro che i televoti non basteranno per entrambi. La sposa di Chucky e il suo amico, ovvero gli Urban Strangers, affrontano What I got di Subli con il giusto cazzimme ma - e in questo non sono d'accordo con il mio mito Elio - 'sti minchia di arrangiamenti due-voci-e-una-chitara (con una "erre") hanno veramente stancato. Così mi viene tanto, ma tanto da ridere quando Mika dice di poter già immaginare cosa sarà il loro disco. Sì, un pacco. Fanno molto molto molto meglio i bravissimi Landlord in Metal and Dust dei London Grammar: sonorità sempre interessanti, gusto e cultura musicale di livello superiore rispetto alla competizione (solo Davide mi sembra altrettanto preparato, ma essendo "solo" un cantante è più versatile). Un solo appunto: ma sono così brutti da doverli sempre nascondere? E prima la sfera, e poi la tenda di luci, e tutti che si lamentano per la distanza (fisica e comunicativa) con il pubblico, e Luca Tommassini che fa? Li chiude in una specie di casa fatta con la stampante 3D. Per carità, bellissima, però loro continuiamo a non vederli mai! E siccome anche davanti alla tv nessuno si accorge che hanno cantato, nessuno li vota e finiscono all'ultimo scontro.
Casa Landlord
La sorpresona - relativa, se si pensa al ragionamento fatto prima - è che il ballottaggio coinvolge pure l'intoccabile Giosada, causando un vero e proprio coccolone a Elio che si riprenderà solo dopo l'Extra Factor. Fortuna che Giò non ha cedimenti (Free fallin' di Tom Petty il suo cavallo di battaglia), mentre i Landlord restano fedeli alla linea con Youth di un gruppo indie-rock inglese, i Daughter, ma soprattutto restano nel retropalco: primo ballottaggio nella storia di XFactor per una band e soluzione scenica (ma, più che altro, tecnica) che li relega lontanissimi dal proscenio e ancora una volta nascosti.
Stavolta però non vota il pubblico, ma i giudici: e l'esito è ovviamente favorevole a Giosada. Giusto, anche se onestamente ero più curioso per l'inedito dei Landlord. Vorrà dire che, se e quando completeranno l'album al quale pare lavorino da due anni, si potrà scaricare. Non sono sicuro che la stessa cosa si possa dire dell'inedito di Luca.

venerdì 13 novembre 2015

XFactor 9: Skin? Beve Margarita...

L'esibizione in onore di Giorgio Moroder
Nel quarto live show di XFactor 9 registriamo quella che è probabilmente la prima cosa giusta detta da Mika nell'intera edizione: la puntata "dance" è una cagata pazzesca, come La corazzata Potemkin secondo Ugo Fantozzi. Ci apprestiamo dunque a un paio d'ore di sofferenza e di hit durature quanto un batter di ciglia, dopo aver preso atto dell'outing di Fedez che, costume di Robin d'ordinanza, si accompagna a Mika-Batman nella cover del primo matrimonio gay della storia, oltre che della presenza di Giovanni Giorgio "but everybody calls me Giorgio" Moroder che produrrà un remix dance del singolo del vincitore di questa edizione.
E invece, mentre stavamo già per appallarci, si materializza Enrica che fa letteralmente sfracelli con Burnin'up di Jessie J feat. 2 Chainz. Mika, sempre meno presente a se stesso, fa la faccia di quel pastorello del presepe che assiste con stupore alla nascita del redentore (in Sicilia lo chiamiamo maravigghiatu da' rutta) e si accorge che la ragazzina è veramente super. Povero.
Ora, se è vero che - come continuano a testimoniare i cachinni di Fedez - il buon Mika non ha ancora azzeccato un'assegnazione, un discorso andrebbe fatto anche su Elio. O meglio, andrebbe fatto a Elio: machicazzotiportaadareaDavideunpezzodiHowardJones? Ovvio che i giudici anglosassoni, visto Shorty chiaramente meno brillante del solito in Things can only get better (dopo che con Sam Cooke se li era portati tutti a casa), affondino i colpi nel tentativo di togliersi di torno un pericolosissimo rivale per la vittoria finale. Ad ogni buon conto, dieci voti col telecomando glieli diamo e ci pariamo il sederino. O Elio, se non ci fossimo noi...
Subito dopo si completa il Crepuscolo degli Dèi, wagneriana metafora della parabola discendente innescata dagli Urban Strangers: ancora un'assegnazione balzana (Numb dei Linkin' Park nella versione di Jay-Z, peraltro già dato la settimana scorsa) di Fedez, che era partito meglio degli altri giudici ma inizia a mostrare i segni di immorganimento precoce, e onestamente non viene fuori niente di che. Come dall'interpretazione di Luca, costretto a un tormento di note basse e sfiatate da Always on my Mind di Elvis nella versione anni Ottanta dei Pet Shop Boys, Davvero, inspiegabile.
Si riapre subito dopo la querelle Landlord: il brano sembra di... Boris, ovvero è dato un po' a cazzo di cane (Promises dei Nero, mi pare), loro ci mettono come sempre un gran lavoro ma è condivisibile l'obiezione di Elio sul contrasto, non troppo gradevole, tra il suono "grosso" dell'arrangiamento e la voce esile e delicata, per quanto cristallina, della cantante Francesca. I giudici li massacrano, a me continuano a sembrare la cosa più originale e interessante dell'intero XF9. Comunque, i nostri dieci voti fanno la differenza: Davide si salva e al ballottaggio va il sempre più anonimo Luca dopo l'esibizione dei 5 Seconds of Summer con Hey Everybody, che se l'avessero chiamata Hungry like the Wolf avrebbero fatto più figura.
I "5 Seconds of Summer" a X Factor 9
Fin qui abbiamo sfottuto principalmente Mika, ma il Tafazzi d'Oro della puntata è chiaramente appannaggio di Skin, sulla quale apro e chiudo subito una parentesi. (Fatto,)  Al di là di qualche atteggiamento sopra le righe, da una rockstar di questo livello non mi sarei mai aspettato delle assegnazioni così inadeguate. In più, non conoscendo la storia di XFactor Italia, la cantante degli Skunk Anansie assegna alla debolissima Margherita non solo un brano tosto (Tainted Love dei Soft Cell), ma soprattutto quello che segnò la svolta dell'edizione di un paio d'anni fa quando un'interpretazione fantastica proiettò Francesca Michielin (assegnazione, mi pare, di Simona Ventura) dal novero dei "tanti" al ruolo di potenziale vincitrice, come poi avvenne. E se si prende quella come pietra di paragone, la versione di Margherita (anzi di Margarita, come la chiama Skin confermando la natura alcolica delle sue assegnazioni) è veramente povera: di dinamiche, di ritmo, di potenza, di personalità. Tanto da salvare pure il mediocre Leonardo (Only you degli Yazoo, il gruppo di Alison Moyet e dell'ex Depeche Mode, Vince Clarke, l'ennesima assegnazione bislacca di Mika) e da far santificare i Moseek ai quali Fedez propone un brano sconosciuto, Revolusion della svedese Elliphant, puntando sull'effetto "nessuno-potrà-dire-che-hanno-sbagliato-perché-nessuno-la-sa". Loro sono bravi e hanno un sound sempre interessante, ma col c... che sono la band migliore di quest'anno.
E insomma, come dice Davide "Giosada è una certezza" e persino un brano tremendo come Girl U want dei Devo, gruppaccio new wave americano che - al di là di come li ha conditi un Elio versione insalatiere - si ricorda più che altro per un lato kitsch sin troppo pronunciato (*Citazione senza fonte, annoterebbe Wikipedia), passa senza troppi problemi ed è andata.
Al ballottaggio va giustamente Margherita, che come "cavallo di battaglia" propone Hallelujah di Leonard Cohen, già cantata alle audizioni; ma senza il dulcimer, quel curioso strumento con il quale si era accompagnata, non è la stessa cosa. Luca la sfanga con Say Something di A Great Big World e Christina Aguilera e diciamo "ciao ciao" alla seconda cantante di Skin in due settimane. Non sarà un caso, no?.

martedì 10 novembre 2015

XFactor 9: Mika, l'alieno

E' ufficiale: a XF9, Mika è definitivamente l'alieno. Lo vedi lì, seduto al tavolo dei giudici, ai margini di una vita vera e non si riconosce,.. Soprattutto, non riconosce il talento né dei suoi concorrenti (prova ne siano le assegnazioni regolarmente cannate, come da sberleffo di Fedez in apertura) né quello degli altri: scandalosa, per dirne una, la castroneria con la quale "boccia" i Landlord che invece mettono insieme l'esibizione complessivamente più bella dell'intera edizione tra assegnazione, esecuzione e scenografia. Ma ne parliamo più avanti.
Parte con i talenti rimasti che cantano Killing me softly il terzo live show di XF9: mai intro fu meno azzeccata, visto che finirà praticamente con l'annuncio di una sanguinosa faida e, dunque, di soft non ci sarà proprio nulla (semmai, di killing...). Eleonora, infatti, alle prese con un monumento come Il cielo è sempre più blu del suo corregionale Rino Gaetano la sfanga con l'interpretazione ma non è comunque esente da pecche, sia di intonazione che di fraseggio. Onestamente, avrebbe dovuto fare molto meglio.
Chi fa un vero e proprio salto di qualità sono i Moseek, coraggiosi nell'affrontare The Passenger di Iggy Pop trasformandolo in un brano del tutto nuovo. Ecco, se XFactor è fondamentalmente (fino all'inedito) un programma di cover, quella che sentiamo qui è di fatto una cover discografica, ovvero una nuova versione di un brano famoso. Elisa, la cantante, tira fuori una vocalità molto più aggressiva e in generale l'effetto è molto, ma molto buono.
In una scenografia fiabesca, il sopravvalutato Luca va sempre più in basso in Runnin' di Naughty Boy feat. Beyoncè. Più in basso, s'intende, con le note: un tentativo maldestro di Mika di sfruttare la profondità della voce del suo giovanissimo talento, che sortisce però il risultato di appiattire canzone ed esibizione. Che poi Fedez bolli l'arrangiamento come "Zumba" è tutto sommato ingeneroso, ma come Skin anche noi vorremmo vederlo alla prova di un brano con dinamiche più variate.
Ora, cari Mika e Skin: dire che l'esibizione dei Landlord è fredda o noiosa può significare solo due cose. O veramente siete degli svalvolati (come le vostre assegnazioni parrebbero attestare) oppure vi siete resi conto che questi ragazzi stanno diventando pericolosi. Universo di Cristina Donà è una piccola perla, la loro versione è fa-vo-lo-sa e Luca Tommassini ci mette del suo con una fantasmagoria di luci che lascia a bocca aperta. Il bello è che sembra ormai di vedere quale possa essere la loro cifra stilistica futura: azzardo un genere Baustelle, anche per la compresenza di due belle voci, una maschile e una femminile. Se però pretendi di vedere i Pink Floyd arringare il pubblico a forza di "clap your hands" (absit iniuria verbis), allora sì, sono stati freddi e noiosi. Bah.
I Landlord in "Universo"
I Landlord sono il gustosissimo (e in parte inatteso) antipasto per il "piatto forte" annunciato della serata: A Change is gonna come di Sam Cooke nell'interpretazione di Davide detto "o fenomeno". Simpatico o meno, "Shorty" azzecca il primo acuto (come gli aveva chiesto il suo giudice Elio) e da lì si produce in una prova che fa rizzare i capelli pure a Skin e persino le setole alle spazzole che Skin ovviamente non usa. Resa incondizionata del pubblico e degli altri giudici e buonanotte ai suonatori: il titolo di XFactor 2015 è praticamente già assegnato. Appena il tempo di segnalare una Emma Marrone col fiatone e il ballottaggio per Eleonora, e si va alla seconda manche.
Aprono gli Urban Strangers con un'assegnazione by Fedez lungamente discussa, e forse per la prima volta non particolarmente centrata: Rape me dei Nirvana. I due genietti napoletani partono maluccio, poi si riprendono ma la sensazione è che il gruppo destinato ad andare in finale con Davide ed Enrica (e vai di pronostico ad minchiam!) non siano più loro. Ah, Enrica: brano difficile, I try di Macy Gray, ma certamente vicino alle sue corde e del quale la sedicenne romana fornisce un'interpretazione notevolissima. A differenza dei giudici, che si sperticano in elogi per la crescita di Enrica, a noi era sembrata super da subito. Annotiamo che, a differenza di Mika, Skin sta finalmente azzeccando qualche assegnazione.
Elio, da parte sua, ormai ha messo il pilota automatico: vede in Giosada un potenziale Jim Morrison e gli mette in mano Love me two times dei Doors. Gruppo che, insieme ai Queen e a pochi altri, andrebbe escluso per decreto dalle assegnazioni. Ma è un bel blues e Giosada va in crescendo, anche se rispetto alle altre due settimane mi ha convinto meno. Così come continua a non convincermi Leonardo: esperimento Sam Smith per Mika (Lay me down), qualche miglioramento, sì, ma da qui a darlo per "ritrovato" come fanno i giudici ce ne corre.
Ultima concorrente in gara è Margherita, così giovane e nonostante tutto alle prese con un brano di una cantante a momenti ancora più giovane come Lordie (Yellow Flicker Beat): prova modesta e caratterizzata da diverse insicurezze, anche se in crescendo, e ballottaggio assicurato. E' dunque sfida fratricida (o si dice "soricida"?) tra due talenti di Skin che però, in tutta onestà, per come hanno cantato sono già fortunati ad essere arrivati fin qui.
Eleonora: "Skin, mi hai fatto... la pelle!"
Ora, il discorso fatto per Doors e Queen relativamente ai "totem" stranieri va riportato pari pari, in ambito italiano, per Lucio Battisti: non va assegnato perché l'effetto memoria e l'effetto falò non perdonano. Dopo Elio un paio di anni fa, stavolta ci casca proprio Skin che permette a Eleonora di farsi disarcionare da un "cavallo di battaglia" imbizzarrito come Con il nastro rosa. Non che Margherita con Addicted to you di Avicii faccia troppo meglio, ma l'eliminazione è scontata e infatti i giudici si esprimono all'unanimità per salvare Margherita. Eleonora, da buona calabrese, la prende bene e rifiuta l'abbraccio di Skin prima di prodursi in un pistolotto sul fatto di essere stata illusa e di non potersi fidare di nessuno. Sulla prima parte siamo anche d'accordo: l'hanno illusa di saper cantare... 

giovedì 5 novembre 2015

XFactor 9, Eva contro Eva

XFactor 9, Eva contro Eva
Il secondo live show di XF9 inizia con Justin Bieber, quindi saltiamo direttamente al primo concorrente di questa puntata un po' atipica, con ballottaggio per quattro e due "ripescati" dai giudici mentre gli altri due andranno all'ultimo scontro.
Iniziano i Moseek, ai quali Fedez ha assegnato un notissimo brano degli MGMT, Time to pretend. In tutta onestà, loro lo fanno anche meglio dell'originale con una versione di grandissima classe, che incassa anche la perfida approvazione di Elio. Perché Perfida? Perché la Storia Tesa si accorge che il loop di synth, dopo la prima comparsa, viene ripetuto in playback e lo fa notare fingendo di non essersi accorto che lo suonava la cantante Elisa. Resta il fatto che 'sti ragazzi, anche se piazzati sul palco uno dietro l'altro, si fanno notare eccome.
La prima candidata al ballottaggio, Eleonora, riceve da Skin un "regalo" avvelenato: Meravigliosa creatura di Gianna Nannini, che ovviamente lei non è in grado di cantare. Perché quest'anno i giudici facciano tanto uso di acidi prima di decidere le assegnazioni è un mistero. Quindi il "mistero buffo" di XF9, il sedicenne Luca per il quale tutti stravedono nonostante, in tutta onestà, a me non paia affatto un granché. Elio - ma questa non è una novità - è il mio dio, e quando definisce l'insipida Blank Space di Taylor Swift "una cagata atomica" anche il divano alza i braccioli per applaudire. Io lo avrei già tagliato, però anche qualche pezzo più adatto a quel timbro così profondo e interessante...
A proposito di Elio: che salto dagli Who a James Blake nell'assegnazione per Giosada. Retrograde è una ballad intensa e l'interpretazione, al di là di qualche piccola imprecisione, è adeguata e personale. Il ragazzo si farà, anzi probabilmente si è già fatto. Nel senso che è un cantante fatto e finito, cosa avete capito?
Giacomo Runco, in arte Eva

Piccola premessa: adoro Everybody's changing e in generale i Keane. Mika, però, mette Eva contro... Eva, dal momento che la voce del cantante del gruppo inglese, Tom Chaplin, è troppo acuta per il cantautore cosentino che va subito in difficoltà (seconda assegnazione sbagliata su due per Mika) e tornerà "ciendo pe' cciendo" al ballottaggio. Problema che nemmeno sfiora la straordinaria Enrica, alle prese con un brano durissimo di Corinne Bailey Rae (Like a Star) e mostra colore, intensità, personalità. I primi brividi di una serata sin qui modesta li dobbiamo a lei, proprio in chiusura della prima manche che, secondo pronostico, manda al ballottaggio Eleonora ed Eva dopo l'esibizione della vincitrice di tre edizioni orsono, Francesca Michielin.
Il secondo girone dell'Inferno è lo scenario in cui Elio, novello Morgan, getta il grande Davide con il brano dei 99 Posse Quello che: a lui piacerà anche, ma gli crea difficoltà tutto sommato evitabili e fortuna che "Shorty" è un vero fuoriclasse. Cosa che i giudici continuano inspiegabilmente a pensare anche di Leonardo: Wake me up di Aloe Blacc, nome da gel per la pelle e groove a metà tra dance e country, è totalmente fuori contesto e fuori range per il parrucchiere veneto, molto calante sulle note più basse e condannato a cantare di nuovo per salvarsi il culo. Direi che Mika, quanto a cagate, ha fatto tre su tre.
Arrivano i Landlord "orfani" del piano della cantante Francesca con Stay high di Tove Lo. Pezzo non del tutto centrato secondo me, ma loro suonano proprio bene (nel senso che hanno proprio un bel sound) anche se è vero che comunicano più o meno quanto in un film di Antonioni. E devo una piccola ammenda a Fedez: loro e i Moseek, che fino al live show sembravano quasi due gruppi in fotocopia, si vanno man mano differenziando in termini di suono e di cifra stilistica. Un giudice che ancora non ci ha capito una mazza è invece Skin, che si spinge ad assegnare a Margherita un pezzaccio di Kylie Minogue, I believe in you, che la mette in croce e la spinge sull'orlo del baratro. Come rischia di fare anche Fedez con il suo gruppo più forte, gli Urban Strangers, con Oceans di Jay-Z feat. Frank Ocean: al netto dei problemi tecnici, un lunghissimo passo indietro per i due giovanissimi campani che comunque la sfangano insieme a Davide.
Ballottaggio, anzi "quattrottaggio" riservato a Mika e Skin, direi giustamente visto che hanno lungamente meditato delle assegnazioni del piffero. "Cavallo di battaglia" e televoto per Eleonora che fa scempio di Sally di Vasco Rossi, Eva che invece, a parte l'attacco, rende giustizia alla bella Eppure sentire di Elisa, un Leonardo un po' più convincente in All of me di John Legend così come Margherita (acuto a parte) in Summertime Sadness di Lana Del Rey. Il pubblico salva questi ultimi due e i giudici eliminano Eva. Esito forse scontato, ma almeno Eleonora avrebbe meritato di uscire più di lui.
P.S.: Scrivo subito prima del terzo live. Stasera assisteremo alla redenzione di un paio di giudici, che dopo aver smarronato abbondantemente le assegnazioni si sono finalmente decisi a premiare i rispettivi cantanti con qualche brano più adatto. Mio pronostico: migliori della serata Davide ed Eleonora, a rischio due "pezzi da novanta" come Giosada e Urban Strangers. Vedrete.

martedì 27 ottobre 2015

XFactor 9, non si uccidono così anche i cavalli?

Dopo due edizioni francamente dimenticabili, quella 2013 vinta dall’anonimo Michele Bravi (CHI?) e l’ultima, che si sapeva sarebbe stata dominata da Lorenzo Fragola fin da quando gli hanno dato l’adesivo ai casting, era con non poca curiosità che giovedì scorso ci siamo messi davanti al televisore per il primo live di X Factor 9. 
Per carità, lo show vale da solo il prezzo del biglietto (l’abbonamento a Sky) e questo non solo lo sapevamo già, ma era vero anche negli ultimi due anni: allestimento e scenografia di livello assoluto, una giuria variegata e competente, profusione di mezzi da fare schifo e un HD che, onestamente, fa sembrare tutto più bello. Ma le novità erano diverse, e anche se di Morgan non ha nostalgia più nessuno e l’italiano di Skin lo avevamo già sperimentato tra audizioni, bootcamp e home visit (nei quali peraltro tutti i giudici, forse con le sinapsi intirizzite dal gelo del Monte Bianco, avevano “cannato” almeno una scelta), insomma, c’era tanta carne al fuoco.
Ecco: al fuoco avremmo dato subito subito la presentazione. Va bene che è “la giuria più musicale di sempre” (posso commentare come il capo indiano di Lillo e Greg, Estiqatsi?) e confesso pure che Wild Boys dei Duran Duran è stato il secondo 45 giri che ho comprato in vita mia, ma intanto negli anni io ho fatto un’abiura che neanche Galileo Galilei, e poi farla cantare a Skin con Mika al piano, Elio che fa finta di suonare il basso e Fedez nascosto dietro la batteria (per non parlare di Cattelan, che le percussioni stile Blue Man Group proprio non le sa suonare) faceva tanto Jurassic Park. Anche perché i dinosauri di Birmingham si sarebbero poi esibiti a metà serata con quella gran rottura di capillari che è Pressure Off, a breve anche jingle della pubblicità di Preparazione H.
I giudici di XF9
Esaurita all’inizio la dose di acido che ci eravamo preparati, ci apprestiamo alla prima manche con animo placato e accogliamo la buona esibizione di Enrica, “sedici anni e il cuore pieno di paura”, che la sfanga con Heaven di Emeli Sande e poi scappa in bagno a vomitare. Segue Eva, con quel nome da Under Donna (pessima, questa) , quell’espressione un po’ così che abbiamo noi che abbiamo visto Genova e soprattutto quel brano dei Tiromancino, Per me è importante, che sembra fatto apposta per farti eliminare da un talent. Ma c’è chi farà meglio, vedrete. Intanto si becca i complimenti di Federico Zampaglione via Twitter e, ovviamente, il ballottaggio.
Sale sul palco Davide Sciortino detto “Shorty”, paleimmitano di Londra che è l’unico vero fenomeno di questo XF9 e che ovviamente Elio cerca di perdere subito per strada dandogli un brano praticamente incantabile (Play the funky Music dei Wild Cherry: al confronto i Duran Duran sono una new entry). Ma tant’è, quest’anno la Chiara Galiazzo della situazione ce l’ha lui e, come Morgan all’epoca, hai voglia a mettere Davide in difficoltà: sbaglia qualcosina, ma è vero che ha un groove da nero e infatti nella seconda puntata canterà in italiano. Ah, l’ho detto che se Elio non si fa troppe seghe mentali nelle assegnazioni, per me vince lui? 
Intanto tocca ai Landlords (o ai Moseek? minchia, è vero che sono uguali): il brano scelto dal confusissimo Fedez è Iris dei Goo Goo Dolls, che loro affrontano con piglio e una certa originalità. Bravi, via. E ora ci prendiamo un po’ di uova marce:  Luca è una pippa. O meglio, non è questo Michael Jackson dei Jackson Five che tutti sembrano vedere in lui. Mika gli fa cantare un brano veramente brutto, We stole the Show di Kygo in versione “motivo mascherato”, lui lo distrugge e tutti gli fanno i complimenti. Mah. Finiamo la prima manche con Margherita, che non è la canzone scelta da Eleonora all’home visit ma una ragazzina alla quale Skin mette in mano Every breath you take dei Police in una specie di arrangiamento ambient (ma si può?) e che di suo ci mette uno stravolgimento della melodia sinceramente di dubbio gusto. Ma siccome lo ha fatto Skin, sono calate di braghe. Però forse noi la dose di acido non l’avevamo proprio esaurita.
Seconda manche: chi va al ballottaggio con Eva?, chiederà 1.000.000 di volte Cattelan durante la puntata. Lo sappiamo già tutti (anche se le assegnazioni sono ancora segrete), ma  nessuno lo dice. Nel frattempo ci dobbiamo sorbire la calabrese Eleonora, che dopo la trasformazione non sembra più una scimmia urlatrice ma resta del tutto inascoltabile, e poi ora che le hai fatto cantare Loredana Bertè alla prima puntata (ma nessuno che dia a Ivano Fossati il merito di aver scritto la bellissima Dedicato? Morgan l’avrebbe fatto) ti restano giusto Marilyn Manson e poco altro. Filano lisci gli Urban Strangers, alle prese con Breakfast in America dei Supertramp in una versione che non avevo mai sentito, ma loro sono proprio bravi ancorché un po’ inquietanti (il biondino non sembra la sposa di Chucky?) e anche se li aspetto alla sesta-settima puntata sempre con queste duepallediduevocieunachitarra.
Altra pippa in libertà che sembra invece riscuotere consensi quasi isterici: il parrucchiere Leonardo, che canta Red di Daniel Merriweather come se fosse l’ultima cosa che fa nella sua vita e al quale sia Fedez sia Elio confidano di aspettarsi molto da lui. Noi, invece, che non ci aspettavamo proprio nulla, abbiamo avuto una conferma: proprio nulla. E ora, ladies and gentlemen, il vostro candidato numero 1 al ballottaggio: Massimiliano. A parte il bellissimo nome e un’oggettiva bravura (ci mancherebbe), non ha proprio nulla che giustifichi la sua presenza a XFactor: 34 anni, allevatore di cavalli, senza lo scudo della sua chitarra fa già puzza di cadavere. Elio ci mette del suo facendogli cantare Terra mia di Pino Daniele, brano meraviglioso ma che non c’entra proprio nulla, e giù bottigliate sui coglioni. Ci riprendiamo un po’ con i Moseek (o erano i Landlords?), anche qui con un brano che non conoscevamo, Don’t wait di Mapei (sponsor del Sassuolo); sono interessanti, si portano da casa un sound tutto loro, insomma niente male. Chiude Giosada, che al nome da profeta biblico contrappone un piglio da “bello e dannato” e che, al di là di una certa tendenza a strafare, canta The real Me degli Who come si deve e mette insieme, complessivamente, la migliore esibizione della serata. Elio gode, ma non sa (eppure dovrebbe aspettarselo) che al ballottaggio contro Eva ci va Massimiliano.
Ultimo scontro addirittura paradossale: Eva sceglie Fix you dei Coldplay e non prende una nota che sia una nel falsetto, Massimiliano scatena la sua anima blues con Am I Wrong di non so chi cantandola benissimo, e ovviamente esce Massimiliano. Che a XFactor è durato esattamente quanto avremmo scommesso tutti. D’altra parte, non si uccidono così anche i cavalli?