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BRUNORI SAS, DA CIRELLA A CATANIA IL TRIONFO CONTINUA

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Il cantautore cosentino incanta il pubblico della Villa Bellini con un live strepitoso (Foto Enrico Di Giacomo) Capita così, come il titolo di una sua canzone. Capita che alle soglie dei cinquant’anni (ne compirà 48 a fine settembre), dopo essere diventato padre e aver conquistato il podio al festival di Sanremo sfruttando a scopo di lucro proprio l’esperienza della paternità – perché in quel «teatrino sulla riviera ligure», parole sue, se metti in mezzo i bambini il successo è assicurato – Dario Brunori si trovi ad affrontare un’importante svolta nella sua carriera e soprattutto nella percezione del pubblico: se Il cammino di Santiago in taxi (2014) lo aveva reso il nuovo Papa dell’ indie italiano, se A casa tutto bene (2017) lo aveva proiettato nell’Olimpo del cantautorato, con L’albero delle noci l’artista cosentino è diventato addirittura un fenomeno nazionalpopolare e, da acuto e curioso osservatore della realtà qual è, all’inizio del tour “uno e trino” del 2025 (la scorsa prima...

Il giorno in cui scoprimmo che anche Giorgia è scarsa

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D ei tanti aspetti di una certa gravità racchiusi nelle dichiarazioni di Giorgia Meloni (A Prova) sull’apertura di un’indagine a carico suo, dei ministri Nordio e Piantedosi e del sottosegretario Mantovano in relazione alla liberazione del boia libico Al-Masri, che coprono l’intera palette di sfumature Pantone dalla manipolazione della realtà alla bugia sfacciata, il più grave non è stato adeguatamente sottolineato nel dibattito che si è aperto sulla stampa e nella politica. Forse proprio per effetto del ‘combinato disposto’ del cumulo di castronerie-barra-enormità pronunciate dal presidente del Consiglio in pochi secondi di discorso che ci hanno aperto gli occhi sulla sorprendente verità: ricordate il mantra di questi due anni e mezzo, secondo il quale la Meloni è capace, preparata e onesta ma circondata da una classe dirigente di personaggi inadeguati e opachi? (Come se non li avesse scelti lei, poi.) Bene, scordatelo. Perché da oggi abbiamo le prove: anche Giorgia è scarsa. Non sol...

Il ritorno de IlMaxFactor: Catenotauro, il diavolo e l’acqua… tanta

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Il ventriloquo José Luis Cateno e il pupazzo Rockefeller Basile E bbene sì: torna alla ribalta Cateno De Luca, torna in trincea IlMaxFactor. Avevamo pensato di poter mandare in pensione questo blog quando, con le figuracce alle suppletive del Senato e alle Europee, sembrava si fosse esaurita l’onda lunga dei trionfi del 2022-2023 (l’elezione alla Regione, l’exploit alle Politiche che ha portato in Parlamento i dioscuri Gallo e Musolino, la conferma a sindaco di Messina per interposta persona, anzi per interposto manichino con Federico Basile in arte Corvo Rockefeller, mentre lui si faceva eleggere a Taormina). Avevamo inoltre pensato che non fosse giusto infierire su una persona così cagionevole di salute – a parte l’ultimo malore in diretta Facebook durante un comizio che era finto quanto una banconota da 50 euro con la sua faccia sopra, diciamocelo – e che ormai il cittadino messinese medio fosse passato alla sigaretta elettronica e quindi non si facesse più vendere... fumo da Cateno...

Febbre da cavallo: Cuzzocrea, una famiglia di rettori da... Guinness

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    «Ah regà, parlamo come un cavallo stampato. Ma poi io che leggo a fà, che leggo a fà? C’ho tutto qui ne la capoccia, so’ un computer equino, a me me dovrebbero dà ’na laurea in scienze del cavallo». Er Pomata (Enrico Montesano), Febbre da cavallo   A ltro che l’arancino più grande del mondo. C’è un record ben più prestigioso per il quale Messina può aspirare ad essere inserita nel Guinness dei Primati: due rettori, Diego e Salvatore Cuzzocrea, padre e figlio, costretti entrambi a dimettersi a distanza di venticinque anni perché travolti da uno scandalo. Certo, papà Diego era di un’altra levatura: fu indagato per favoreggiamento nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio Bottari, il fatto di sangue che distrusse la reputazione dell’Ateneo peloritano e fu l’origine del “caso Messina”, e in seguito – nonostante fosse stato riconfermato con numeri “bulgari” alle successive elezioni – dovette abbandonare l’ermelli...